11 Settembre 2001: ancora nel tempo, ancora nel mondo
Venti anni dopo, torno a pubblicare ciò che scrissi di getto a qualche ora dall'attentato più famoso della storia moderna.
Mancano cinque minuti alle quattro di un pomeriggio di settembre, ed io sto attendendo, come ogni giorno, l’arrivo del furgone guidato da mio fratello che porterà entrambi al lavoro. Approfitto come sempre di quei pochi momenti di per giocare ancora un po’ coi miei figli.
Oggi mi sento felice.E’ da stamattina che sono pervaso da una sottile euforia; durante il pranzo avrei voluto (o dovuto) confessare a mia moglie questo sentimento, ma non ce n’è stato il tempo, o forse non l’ho cercato io, chissà poi perché…
Nonostante la nostra casa sembri ancora un cantiere dopo 8 anni dall’acquisto, nonostante la perdita di mio padre poco più di un anno fa, nonostante gli immancabili esercizi matematici per far quadrare il bilancio familiare, nonostante qualche malanno fisico, nonostante tutto, ritengo che la mia sia una famiglia grandemente benedetta.
La nostra casa è un cantiere, è vero, ma quando avremo finito non sarà poi così male; ho perduto mio padre, si, ma la sua presenza è costantemente al mio fianco grazie a coloro che ogni giorno (anche stamani) hanno per lui sincere parole di stima e di affetto, e grazie ai suoi insegnamenti che continuano ad essermi utili nella mia vita quotidiana; il nostro conto in banca si è rapidamente prosciugato a favore di quello di muratori, idraulici ed elettricisti, ma non possiamo dire di vivere nell’indigenza, anzi tutt’altro; la mia salute…beh, potrebbe andare peggio, e mi accontento di questo. E poi, ho una famiglia solida e affiatata, ho degli amici fidati… ho una Chiesa dove adorare Dio… Sono felice, e benedetto!
"Papà, papà, c’è zio Claudio col Gondone!" mi avverte mio figlio più grande con il nome strano che ha dato al van della nostra attività. Come ogni giorno, do un bacio ai miei bimbi e un abbraccio alla moglie, e vado a cercare la borsa che (come ogni giorno) non trovo subito. Ma, stranamente, mio fratello, invece di attendermi dentro al furgone col motore acceso, oggi parcheggia davanti al cancello, scende e si precipita verso casa; mentre sto ancora cercando la borsa sento la sua voce (diversa dal solito, priva di quel tono calmo ed allegro che conosco da sempre, ma piuttosto velata da un’angoscia profonda): sta parlando con Janet: "State seguendo quello che è successo in America? "No. Cosa è successo?" domanda mia moglie. Sono anch’io sulla porta ormai, e guardo negli occhi mio fratello, cogliendo lo sguardo di colui che spera che il suo interlocutore già sappia, e che vorrebbe non essere lui ha dare la cattiva notizia. "Hanno dirottato tre aerei negli Stati Uniti, e li hanno fatti schiantare sulle Torri Gemelle di New York e sul Pentagono…".
Corro ad accendere la TV, ed ho davanti agli occhi l’immagine delle due altissime torri le cui sommità sono avvolte da una impenetrabile coltre nera. Non c’è tempo per vedere di più, dobbiamo andare ad aprire il negozio.Mentre salgo sul furgone mia moglie mi dice di telefonare a Michele… lui non vede molto la televisione, e forse non sa ancora nulla . Prendo dalla borsa il cellulare, richiamo dalla memoria il numero di casa di Michele."Prrontow?" E’ Sherri che ha risposto… la sua voce è quella dolce di sempre…di sicuro non sa nulla. "Sherri, state vedendo cosa è successo in America?" "No, cosa?" "Hanno distrutto le Torri Gemelle…"
Ho la nausea, la testa mi gira, e non riesco a riflettere che forse Sherri neppure sa che le Twin Towers delWorld Trade Centre sono per noi italiani le "Torri Gemelle". "Cooosa?" mi fa eco Sherri :"Le Torri Gemelle… a New York… il World Trade…". Ora ha capito. Mi chiede se ci sono morti; dico di si, e non le racconto che ho visto alla televisione la gente buttarsi giù dalle finestre dei grattacieli. Mi passa Michele: "Michele, cosa sta succedendo in America?"
Sono completamente fuori di me, sto chiedendo a lui, che forse stava tranquillamente giocando conRebecca e Sara sul divano di casa, col televisore spento, cosa stia succedendo aldilà dell’Oceano… soltanto perché lui è americano! "Stai vedendo la Tv, Michele?" " Ora si." mi risponde; dietro la sua voce nell’apparecchio sento anche un altro rumore, più debole… Michele dirà più tardi che era il pianto di Sherri.
Che cosa ho fatto? Perché ho voluto essere proprio io a comunicare al mio amico che , a casa loro, uno dei simboli della loro nazione sta bruciando… e con esso dieci, quindici, chissà quante migliaia di vite umane. Giusto il tempo di condividere il reciproco smarrimento, quindi lui mi dice: "Penso che ora debbo andare a parlare con le bambine, Marco… ci sentiamo dopo."."Come stanno?" chiede mio fratello. "Non lo sapevano." Rispondo. "Io ho acceso per caso – mi dice - stavano inquadrando la prima torre in fiamme…quando è arrivato il secondo aereo che si è schiantato sull’altra… Marco, ho visto la morte di miglia di persone in diretta…" La sua voce trema nel dire questo.
Siamo davanti all’entrata del negozio; una piccola folla ci attende. Qualcuno fa dell’ironia sul fatto che siamo in ritardo di dieci minuti… non sanno di ciò che è successo, non sanno dell’orrore…non sanno che da trentacinque minuti, che lo vogliano o no, anche il loro mondo è cambiato… per sempre, forse. Apriamo, spiegando sommariamente quello che abbiamo visto; accendiamo la piccola TV in bianco e nero che teniamo per vedere lo sport o i risultati delle elezioni… Le tue torri sono in fiamme.
Così, in bianco e nero, l’immagine appare ancor più irreale, frutto di una sapiente regia, fatta per spaventare ,per gioco… e invece è TUTTO vero! Ci sono state delle persone che sono salite su aerei di linea, assieme ad altre persone, a donne con bimbi, ad impiegati che avevano lasciato da poco le loro case, a nonni che andavano a trovare i loro nipoti, a spacciatori di droga che si spostavano da uno stato a l’altro per contrattare una partita di roba…a una varia umanità con le sue gioie, i suoi dolori, le sue felicità… identica forse a quella che, fino a venti minuti fa, riempiva la mia testa ed il mio cuore.
Quelle persone, in qualche modo, hanno preso il controllo di quegli aerei, e DELIBERATAMENTE, obbedendo a un piano progettato per mesi e studiato chissà quante volte a tavolino, li hanno mandati a schiantare su due grattacieli che contengono tanta gente quanto un capoluogo di provincia, a distanza di diciotto minuti l’uno dall’altro così da lasciar tempo a tutte le TV del mondo di collegarsi per riprendere il secondo impatto in mondovisione, indiretta planetaria…Sembra assurdo, sembra la sceneggiatura di uno dei tanti film catastrofici di stile hollywoodiano, tipo quello visto qualche sera prima con i marziani che distruggevano la Casa Bianca… e invece è tutto vero , è tutto terribilmente VERO!
Cerchiamo nostra madre: a casa non risponde, e il suo cellulare non è raggiungibile. Mentre uno serve, l’altro è incollato al piccolo video, e tiene informato l’altro ed i clienti di quello che sta accadendo. Il timore di tutti, noi compresi, è che ci siano altri aerei pronti a colpire, a devastare e ad uccidere. Alla TV parlano di un quarto aereo precipitato a Pittsburg: "L’hanno abbattuto!" pensiamo… e non sappiamo se gioire per un aereo killer in meno o disperarci o per gli innocenti morti nell’impatto.
Continuiamo disperatamente a cercare nostra madre; in qualche angolo d’America c’è qualcuno che ha la sua medesima discendenza… ma non è per questo che la cerchiamo… ci manca! Siamo smarriti, e forse non capiamo ancora cosa significhi tutto quello che stiamo vedendo; è per questo che vogliamo che lei sappia da noi piuttosto che da altri. Vorrei tanto che mio padre fosse ancora là accanto a lei, a tentare di spiegarsi insieme cosa sia accaduto.
E’ accaduto ciò che la fantasia umana ha tante volte sfruttato per vendere libri, o per riempire le sale cinematografiche, o per alzare lo share di una serata in TV; ma nessuno avrebbe mai pensato che quelle sceneggiature sarebbero divenute la traccia di una notizia reale. Ognuno di noi, nel suo profondo, SAPEVA che MAI nessuno avrebbe potuto e voluto una simile distruzione. Ma, da trentacinque minuti il mondo è cambiato, o forse alcuni di noi si sono risvegliati da un lungo sonno in cui le cose che sapevamo per certe erano invece le cose in cui semplicemente fidavamo… sbagliandoci.
Tento di aggiustare l’antenna per avere una visione più nitida; giusto in tempo per vedere una delle due torri piegarsi e crollare su un lato come una fetta di torta. Non abbiamo più parole; io e mio fratello ci guardiamo con lo stesso sgomento negli occhi. Dalla strada sento il rumore della 500 di mia madre; basta guardarla per capire che già sa tutto; nell’officina del gommista dove era andata a riparare una ruota c’era una TV accesa… le hanno dovuto dare una sedia perché rischiava di andare lunga per terra. Entra, e si incolla assieme a noi alla TV; abbiamo visto tante cose, belle o brutte, assieme…ma mai nulla di questa gravità inaudita.
Ora le telecamere inquadrano la sommità dell’altra torre superstite, ma…cosa sta succedendo? Lo schermo si riempie di una nube, di un terribile fiore di polvere grigia, dentro il quale la torre …scompare…Spegniamo la TV; il negozio è deserto, ora, e lo rimarrà per tutto il resto della serata. La gente è rintanata nelle case, davanti ad una TV accesa, e in questo preciso istante ci sono miliardi di occhi che guardano la medesima scena apocalittica, miliardi di menti che provano lo stesso terrore. E’ assurdo persino pensarlo, ma il mondo per qualche ora è più vicino, unito.. dal terrore!
Ho voglia di tornare a casa, di parlare con mia moglie, di baciare i miei figli.Quando lo faccio sono le 8 e 10 e la TV di casa mi restituisce le sequenze dell’attentato, viste da ogni angolazione possibile. Nessuna di esse rassomiglia neppure lontanamente a quelle viste nei film catastrofici; nessuno poteva immaginarsi l’effetto che provoca un 737 che entra entro ad un grattacielo… fino alle quindici e dieci di questo pomeriggio.
Poi iniziano le scene della fuga dal crollo; non ho pianto fino a quel momento, ma poi passa la scena di un uomo che fugge assieme ad una donna portando tra le braccia un bimbo insanguinato… Il mio cuore sembra impazzire di dolore, di paura, di rabbia, e mentre piango grido verso la TV "Quando torni,Gesù? Fai presto! Non ne posso più di questo mondo!!!".
Il suono della mia stessa voce mi fa sobbalzare dentro; è la prima volta che parlo (e penso) a Gesù, a Dio, al Signore della mia vita e di quella di tutte le persone coinvolte negli eventi americani a qualche titolo da quando è iniziato tutto questo. Perché? Persino mio fratello, vedendo le immagini della torre che crollava le ha paragonate al racconto biblico della torre di Babele; e mia madre, vedendo quella stessa scena ha parafrasato ( anche se forse non lo ha fatto di proposito) un brano dell’Ecclesiaste: "Beato te, marito mio, che sei già morto e che non vedi tutto il male che c’è nel mondo!"
Ho agito e pensato come se Dio, in tutto quello che stava succedendo, non c’entrasse affatto, o non potesse, o non volesse intervenire; ho lasciato che il mio cuore fosse oppresso dalla paura senza confessare al mio Padre il mio sgomento, cercando risposte altrove piuttosto che andare da Lui, nascondermi tra le sue forti braccia per piangere e per chiedere il perché di tanto male.
E’ come se, finalmente, mi fossi tolto una cuffia antirumore come quella indossata dalle migliaia di Vigili del Fuoco accorsi ai piedi delle Torri per ascoltare una sottile e calma voce che dice: "Credi forse, Marco, che non abbia visto tutto ciò che è successo? Credi forse che non sappia capire il tuo sgomento e la tua voglia di giustizia verso chi opprime e chi è oppresso? Tu oggi hai visto un male grande, è vero, ma esso ha una dimensione priva di significato rispetto a tutto il male di tutti gli uomini di tutte le ere che Io vedo e conosco. Credi che non mi stia più occupando di te, e dei tuoi fratelli, che sia indifferente alle lacrime degli oppressi? "No, che non lo penso; ma talvolta il dolore, o la paura, in taluni ha l’effetto di chiudere le porte al nostro Signore, come è accaduto a me.
So che Dio è in controllo di tutto, e che "tutte le cose cooperano al bene di quelli che amanoDio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno." (Romani 8:28). E so anche che la mia impaziente preghiera per il ritorno di Gesù, è fondamentalmente sbagliata: "Quando udrete guerre e rumori di guerre, non vi turbate; è necessario che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine. Perché insorgerà nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti in vari luoghi; vi saranno carestie. Queste cose saranno un principio di dolori." (Marco 13:7-8)
Il mondo non è sfuggito al controllo del suo Creatore, Gesù STA tornando, e questi tragici eventi sono anche un segno che Dio non si è dimenticato di noi, che sta mantenendo le sue promesse, che il mondo è ancora sotto il suo completo dominio e controllo…ma E’ NECESSARIO che ciò avvenga… "Così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che Egli è vicino, è alle porte". (Marco 13:29)
Il mondo sta vivendo "gli ultimi tempi", ma nessuno può dire quanto lunghi saranno, se un anno, o cento, o mille… ma Gesù è ALLE PORTE!
Spengo la TV, e mi accingo a terminare questo 11 settembre 2001 che, purtroppo, rimarrà nella storia del mondo; questo 11 settembre che ha cambiato la storia di molti, che probabilmente ha cambiato in maniera irreversibile la storia del mondo occidentale, o perlomeno la sua certezza di essere in qualche modo "al sicuro", lontani dalle guerre e dagli eccidi di massa che, ahimè, in altre regioni della terra sono invece realtà quotidiana.
Questo 11 settembre che ha cambiato anche la mia storia personale di credente, facendomi risvegliare da un lungo sopore della coscienza: come figlio di Dio, non sono del mondo, ma come uomo sono ancora nel mondo, sulla terra, nel tempo.

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