Chi era Paolo Pezzato per me | 15 Giugno 2019 |

Mi è stato richiesto di fare un intervento durante la presentazione di una mostra dedicata all'artista
montefiasconese Paolo Pezzato, in quanto ero uno dei suoi più stretti amici. Assieme avevamo diviso e condiviso mille storie durante la nostra gioventù. Questo è ciò che ho detto.

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Quando Serenella mi ha chiesto se me la sentissi di dire due parole su Paolo, avrei dovuto rispondere:“Serenella, lo sai, non posso...Perché per descrivere Paolo non bastano due parole: ci vorrebbe un libro.” Forse ci proverò alla fine...

Da dove cominciare? Dal Paolo musicista e dalle sue composizioni?Oppure dal Paolo fotografo e dagli scatti fatti assieme alla ricerca dell'inquadratura giusta col rischio di cascare in burroni e scogliere? Oppure dal Paolo scrittore? Oppure del Paolo ebanista e intagliatore?Oppure dal Paolo pitto/scultore?

Sinceramente non ho la competenza per nessuna di queste “arti”nelle quali eccelleva Paolo, oggi abbiamo la fortuna di avere con noi la dottoressa Normando che meglio di me ci illustrerà questo ultimo aspetto.

E' per questo che mi limiterò a parlare di quello che conosco meglio del “nostro Paolo” (come abbiamo detto spesso con Serenella)del Paolo amico, del Paolo fratello nato per caso in un'altra famiglia, del Paolo che ti proponeva in piazzale Roma alle 11 di notte  di andare a mangiare patatine e kechup a Ponte Vecchio a Firenze … e poi ti trovavi lì, a passeggiare con lui a Santa Croce parlando di affreschi, di torri, di foto, di arte...

Vediamo fino a dove arrivo senza interrompermi Ed i miei ricordi non avranno un filo logico, ve li propongo a caso così come sono nati nella mia mente.

Paolo era la persona più riservata e modesta che conoscessi, al limite della timidezza.Non so quanto fosse consapevole della sua grandezza di quanto fosse “varie spanne più in su” di tutti noi.Non lo faceva apposta, non era “per fare il prezioso”,ma per il fatto che gli veniva naturale, non faceva sforzi nel diventare maestro delle cose a cui si appassionava:il comporre musica, il fare foto, lo scrivere, il costruire mobili intarsiati, scolpire quadri di luci ed ombre.

Più di una volta mi ha confessato il suo “disagio interno” quando lo chiamavano “maestro”. Lui continuava a ripetermi:“Vedi Marco, questi hanno cominciato a chiamarmi maestro, ma io in realtà sono un mero “artigiano”che opera con seghetto elettrico e sgorbia.”

Paolo era una persona umile nel senso letterale del termine “humus”, terra. Era un grande, perché voleva apprendere da tutti.Paolo era quello che andava la sera a casa dell'amico Claudio ad aspettarlo che rientrasse dal lavoro per chiedergli consigli su come fare a tagliare una sagoma in legno, e che poi lo ritrovavi in ginocchio a disegnare su un cartone assieme all'amico quello che sarebbe divenuto un suo capolavoro di scultura, una crocifissione.

Paolo era una persona “sincera”nel termine letterale della parola, “sine cera”, senza cera. Sapete perché si dice “sincera”, vero?Ai tempi di Roma i vasai, quando un vaso gli veniva male, con qualche crepa sul fondo, lo stuccavano con la cera per venderlo lo stesso.Le brave massaie romane non comperavano mai un vaso in un giorno di pioggia, ma in un giorno di sole.

Il perché è presto detto:perché potevano prendere il vaso, metterlo verso il sole e, guardandoci dentro, vedere se “filtrava” un po' di luce attraverso la cera che stuccava le crepe. Se la luce non filtrava, allora il vaso era “sine cera”, senza cera, sincera.

Paolo era così, una persona “sine cera”.lo potevi mettere contro sole quanto volevi ma non aveva “crepe” che facessero filtrare la luce, non era “stuccato ad arte” per apparire integro.Lui era integro.

E parte della sua integrità era nel suo carattere che non si piegava ai “compromessi”:se credeva una cosa, quella doveva essere, costi quel che costi, soprattutto nella sua attività di dirigente pubblico. 

Nel bene o nel male, aveva il suo carattere, e se uno non gli stava simpatico “a pelle”,non sapeva fare buon viso a cattivo gioco.

Paolo era una persona attenta agli eventi e alle persone.Per chi lo ha conosciuto, sono famose alcune frasi che erano poi diventati dei motti, una sorta di tormentone, con le quali congelava in una  o due parole l'essenza di quella persona.

Non posso citarli, perché qualcuno potrebbe offendersi, ma quei motti erano un atto d'amore di Paolo per quelle persone, la sua voglia di renderle speciali, importanti, uniche tanto da sintetizzarle in una frase che rimanesse per sempre.Paolo era una persona che amava gli altri;come amico mi sono sentito profondamente amato da lui, cercato, desiderato, reso importante dalla sua presenza e dal fatto che lui cercasse me, non viceversa.

Paolo parteggiava quasi sempre per la minoranza.Quando c'era un pensiero dominante lui cercava sempre di guadare gli aspetti positivi di quello minoritario.E me lo diceva spesso “Quando discutiamo io amo prendere la parte opposta alla tua per dare equilibrio al discorso.”

Ma Paolo sapeva anche cambiare idea.Quante volte abbiamo discusso animatamente sulla fede in Cristo,io che stavo facendo un percorso che mi avrebbe portato a servire Cristo  come pastore,e lui credente  sui generis, “agnostico” e disilluso.

Ma poi nella sua vita, attraverso le opere che parlavano di Cristo, in Paolo si è riaccesa la fede vera, e lui non ha esitato a cambiare, ad accettare il cambiamento, e a promuoverlo attraverso la sua arte al mondo.

Ma Paolo era anche una persona che amava diversi e ridere.Era quello che ti proponeva di andare allo sfarzoso Carnevale di Venezia, travestiti da messicani con poncho e parrucca comperata al supermercato.Che accettava di mascherarsi da segnale stradale per una serata diversa in discoteca.

Paolo era una persona auto-ironica, sapeva non prendersi sul serio e ridere di se stesso e su se stesso...che non se la prendeva se, per prenderlo in giro della sua dieta assolutamente tradizionale italianagli propinavi il riso del cane con su fettine di kiwi e cioccolata grattugiata...e lasciavi che ne mangiasse un boccone prima di fermarlo.Tutto questo era Paolo per me, e sono sicuro che, se ciascuno di voi  che lo ha conosciuto venisse su a questo microfono uscirebbero altri aspetti che io non ho visto.

Perché Paolo era in eterno travaglio, aveva voglia di fare, di comunicare, di sentire e capire per poi filtrare il mondo attraverso la sua sensibilità, quasi sapesse che quello che aveva in selo avrebbe dovuto dare in fretta, perché il tempo era tiranno e “il meglio ormai è passato”come soleva dirmi spesso.

Paolo conosceva il buio, ma vedeva la luce...basta guardiate le sue opere.La parte che fa da padrone è il buio dello sfondo, ma quella che voi vedete, che lui vuole vi colpisca, vi rimanga e che portiate a casa, è la luce.

Quella luce che lui vedeva ed amava.

Serenella, ti avevo promesso due parole per Paolo:per chi lo conosce attraverso la sua arte possono essere “artista vero”.Per chi lo ha conosciuto attraverso il suo impegno civile possono essere “persona sincera”.

Ma per chi come me ha avuto l'onore di vivere al suo fianco per un tempo non possono che essere queste: fratello amato.

Grazie a tutti.

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