UNA LETTERA

Qualche tempo fa, dopo l'ennesimo servizio sulle chiese evangeliche delle Iene, ho (ancora una volta), preso tastiera e video (una volta sarebbe stato carta e penna), e ho scritto a Veronica Ruggieri, l'inviata che aveva fatto il servizio su uno "pseudo- pastore". 

Nulla da dire sul fatto che avesse ragione, ma... Ma, come al solito, le laicissime Iene ben si son guardate dall'usare lo stesso metro usato , che so io, per la veggente di Trevignano, ovvero di "non fare di tutt'erba un fascio"...  Ecco ciò che ho scritto (ovviamente nessuno ha mai risposto).
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Ciao Veronica,

perdonami se ti do del tu, ma è il fatto che entri nella mia casa da così tanti anni con i tuoi servizi (e anche per via del fatto che ho un'età per la quale  posso permettermi di vederti come vedo i miei due figli) che è come se stessi parlando ad una persona amica che si conosce da tanti anni... anche se la conoscenza è solo da un lato.

Mi ha molto colpito l'ultimo tuo servizio sullo pseudo pastore evangelico, dove smascheri quello che altro non è che un truffatore e un manipolatore di altre persone.

Per cui, nulla da dire su questo; avete fatto bene, era doveroso, ma...

Ma... arriviamo al mio “ma”: altre volte le Iene hanno fatto servizi sul mondo delle chiese evangeliche, talvolta per mettere alla berlina sedicenti pastori, altre volte per criticarne i punti di vista e le opere che, a dire dell'inviato di turno, erano da riprovare (ricordo un servizio su un omosessuale convertito particolarmente “aggressivo”).

Il punto è che non voglio criticare né te né il tuo servizio, per il quale, ormai da ex pastore evangelico, ti sono grato, ma volevo farti riflettere sui rischi di associare, per l'ennesima volta, il nome “chiesa evangelica” con un qualcosa di completamente negativo, gente da evitare, manipolatori di menti... senza mai specificare che "non sono tutte cosi"...

Le chiese evangeliche in Italia rappresentano appena l'1% (l'’Islam è il 3%, gli ortodossi il 2,8%) della popolazione italiana; al contrario di quello che si pensi, non siamo in espansione, ma piuttosto in contrazione. Sotto questa etichetta vanno una miriade di realtà variegate, dalle chiese storiche come Battisti e Valdesi e Pentecostali ADI, alle nuovissime pentecostali di estrazione spesso etnica.

Queste microscopiche comunità spesso si sobbarcano in piena autonomia il compito dell’integrazione dei migranti, a proprie spese, attraverso quello che vi fa tanto inorridire, la “decima”, ovvero le offerte individuali, perché non non siamo quasi mai sovvenzionati dall'estero, o dallo IOR. Entità dove con i minuscoli mezzi a disposizione si organizzano sostegni scolastici per i bambini, banchi alimentari per i poveri, aiuti ai terremotati, corsi di lingua per migranti e quant’altro occorra a rendere la chiesa un luogo di accoglienza piuttosto che di mera aggregazione.

Per meglio spiegarti ti voglio raccontare una storia capitata nella comunità che fino allo scorso anno ho guidato; e lo faccio ora, che quella comunità non esiste più, che ha chiuso per sempre, perché pian piano si è svuotata delle persone che l'avevano fatta nascere, andate altrove per lavoro, e non è mai cresciuta per l'ostilità strisciante di una cultura che ci vede come “setta”.

Ti voglio raccontare la storia di un migrante, che ha frequentato la nostra chiesa quando a Montefiascone, in provincia di Viterbo, esisteva un centro di accoglienza. 

Justice  era uno dei tanti ragazzi nigeriani che frequentavano la chiesa, quando, nel luglio del 2017, fu accusato di aver partecipato ad una rapina a mano armata in una cartolibreria della nostra cittadina; secondo l'accusa sarebbe stato il “palo” della banda. La titolare lo riconobbe (attraverso un “surreale” confronto all'americana organizzato dalle forze dell'ordine dove presero altri tre migranti che non rassomigliavano neppure lontanamente per età e altezza) perché aveva un sopracciglio mancante; fu accusato, anche se i tabulati telefonici dimostravano che a quell'ora si trovava a Viterbo... ma i tabulati non furono portati agli atti del processo!

Justice fu espulso dal centro di accoglienza (la legge lo imponeva), ma con l'obbligo di dimora a Montefiascone. Non aveva più un tetto dove dormire e pasti caldi, non poteva più andare nell'azienda agricola dove lavorava perché era fuori dal comune, non aveva più un reddito per poter vivere e sostentarsi.

Noi sapevamo che non era stato lui, perché, se avesse avuto problemi economici, ce lo avrebbe detto, come sempre accadeva, e la chiesa avrebbe provveduto attraverso le “decime”, ovvero le offerte libere di chi frequentava. Per cinque lunghissimi mesi offrimmo a Justice non solo cibo, non solo una casa dove vivere (quella del figlio di una nostra diaconessa che era all'estero per studio), non solo sostegno economico ma soprattutto l'amore di cui aveva bisogno, la consapevolezza che c'erano, in questo Paese dove era venuto attraversando il mare, persone che credevano nella sua innocenza, anche se era nero e immigrato clandestino.

Ci occupammo di accompagnarlo ad OGNI udienza in tribunale, di rimanere nel pubblico per fargli sapere che, in quella battaglia, non era solo; e alla fine, alla  brava giudice bastò chiamarlo vicino, passare un dito sul folto sopracciglio che la vittima (e unica testimone) aveva detto sarebbe stato mancante, per scoprire che non era lui, ma che era una moda nigeriana  che quasi tutti i ragazzi del centro si rasavano un sopracciglio.

Justice (iconico come nome, vero?) fu scagionato da ogni accusa, e noi festeggiammo assieme a lui... Non la cittadina dove la nostra chiesa lavorava, anzi fummo accusati di “difendere i rapinatori”, di essere dei truffatori “come quelli del servizio delle Iene”...

Eccolo il mio “ma” di cui ti parlavo all'inizio; era passato sulla TV da poco un vostro servizio (non ricordo quale), dove per l'ennesima volta, si faceva (anche giustamente) riferimento ad una sedicente realtà evangelica che, invece di aiutare il prossimo, aiutava il leader di turno ad accumulare beni.

Vedi, Veronica, non critico il tuo/vostro impegno nel fare servizi contro i FALSI profeti, chi si arricchisce alle spalle di persone magari più deboli, ma il fatto che ogni volta che si parli di chiese evangeliche, alla fine, si fa di tutta l'erba un fascio; e non c'è mai una intervista, un contraltare con una chiesa evangelica SANA, che spieghi. Ad esempio, che ciò che vi appare così sconvolgente, la “decima”, è l'unica e sola possibilità di sostentarsi per il 98% delle nostre realtà, e che non viene estorta, ma le persone la danno col cuore quando la chiesa fa davvero il suo mestiere, aiutare il prossimo e gli emarginati.

E tutte le volte che voi (o altri) fanno un servizio dove si mettono in un unico calderone tutti gli evangelici, dove il sottofondo (non detto, ma implicito) è “non fidatevi, questi sono strani e pericolosi” succede che il giorno dopo avremo un po’ più difficoltà ad ottenere il permesso per entrare nelle carceri, per distribuire pasti ai senzatetto, per accogliere il migrante abbandonato dallo Stato, per organizzare il doposcuola in un quartiere degradato. E chi ne pagherà le spese saranno le persone che non potremo più aiutare.

Veronica, ti scrivo questo adesso, che la mia chiesa ha chiuso per sempre, perché così tu non pensi che voglia farle pubblicità. Ma, ti prego, vi prego, la prossima volta che farete un servizio, fatelo in modo che si capisca BENE che non tutte le chiese evangeliche sono uguali, che ci sono realtà che lavorano per il bene altrui, a proprie spese (come me che, per trenta anni, ho fatto il pastore a tempo pieno senza percepire un soldo, anzi, mettendo più degli altri... e non lo faccio per vantarmi, ma per illustrarti la realtà delle nostre chiese).

Justice fu scagionato, gli trovammo un lavoro in zona, poi lui ne trovò uno migliore (almeno sembrava) in Sicilia nelle serre dei pomodori Pachino, poi nel nord ad assemblare pezzi di trattore (perché nelle serre lo tenevano 7 giorni su sette segnando la metà delle ore... i bravi italiani!), ora (almeno l'ultima volta che lo abbiamo sentito, prima che la chiesa chiudesse) montava impalcature per i lavori del 110%. E stava attendendo il permesso di soggiorno permanete... e la cittadinanza italiana... 

Ce l'avrebbe fatta da solo? 

Brava, bravi, quando smascherate il marcio delle nostre chiese... ma tendete allo stesso modo la mano verso quelle che operano per il bene del prossimo.

Ricevi i miei calorosi saluti... io rimango comunque un vostro fan...

Marco

http://www.tusciaweb.eu/2019/05/vissuto-un-incubo-solo-perche-nigeriano-seguivo-la-moda/

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PS: la generosità è costata cara alla nostra diaconessa, avendo dovuto pagare l'extra di TARI perché l'appartamento (sfitto e inutilizzato) era stato utilizzato... da chi non aveva più un tetto dove ripararsi la sera...

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